23 Apr Nemo’s Garden
Giovani, con la mente aperta, con lo sguardo al futuro. Si è parlato in questi giorni dell’utilizzo delle maschere subacquee come ausilio ai malati di Covid-19. Un’applicazione diversa da quella per la quale erano state create quelle attrezzature. Ma osserviamo il dietro le quinte. Per prima cosa quelle non sono semplici maschere subacquee. Ma sono stata una rivoluzionaria idea derivata dalle maschere granfacciali utilizzate dai sommozzatori professionisti.
Questa idea geniale nasce dalla passione per il mare di Sergio Gamberini e di suo figlio Luca: si sono resi conto del fatto che in molti si privavano delle meraviglie del mondo sommerso per l’incapacità di respirare da un boccaglio con la maschera indossata. Ecco allora: dall’attrezzatura riservata ai palombari, una maschera semplice, leggera, dotata di un tubo aeratore che consente a tutti senza bagnarsi il viso e senza essere obbligati a respirare dalla bocca, di dare una sbirciata sotto le onde. Sembra cosa da poco, ma è stata una invenzione che ha permesso a decine di migliaia di persone di scoprire lo snorkeling e grazie ad esso la bellezza del mare. Un grande passo per l’educazione dei giovani alla protezione del mare e dell’ambiente in genere. Perché se non si conosce qualcosa, non la si può proteggere.
La storia recente ci ha raccontato delle varie idee che sono sorte attorno a questa semplice e geniale maschera, dal munirla di filtri per essere usata come dispositivo di protezione personale, all’utilizzo per la somministrazione di ossigeno. Impossibile non felicitarci con Luca per la sua idea, che in questi giorni di emergenza, sta permettendo di evitare migliaia di contagi e probabilmente di evitare l’aggravarsi di tanti pazienti.
Oggi, però, in piena epidemia, immagino sia d’obbligo riflettere sul “dopo”, sul new normal. Sono certo che il primo passo dovrà essere quello di aiutare e favorire l’imprenditoria e la genialità giovanile. Luca, infatti, è anche l’artefice di una straordinaria start up. Una start up premiata nel corso della precedente edizione della EXPO di Milano. Una start up che apre una importante finestra sulle possibilità da poter usare in futuro. Coltivare sott’acqua. Al riparo dai cambiamenti climatici, dalle epidemie, dalle siccità…
Luca e i suoi con gli eventi degli ultimi giorni hanno dimostrato che la ricerca scientifica e la cultura hanno infinite possibili applicazioni. Non corrono lungo un binario, ma si sviluppano come gli infiniti rami dell’Albero della Vita, che fu il simbolo dell’EXPO.
Seguite l’esperimento dell’Orto di Nemo: