01 Gen Il sogno di Triton
Il sogno di TRITON è nato nel mare delle Bocche. Dove spesso il Maestrale soffia violento, dove le forme arrotondate dei graniti – impossibili da scalfire, ma soffici da accarezzare con lo sguardo – si affacciano sulle coste tormentate della Corsica. Di arenarie bianche a picco sul mare, guardate a vista da montagne aspre, d’inverno innevate.
E sotto la nostra chiglia, decine e decine di volte sono apparsi i delfini. Veloci, agili, gioiosi. E poi, più discrete, più raramente, le balene si sono rivelate per pochi secondi. Il tempo di uno sbuffo fragoroso, o di avvistare il dorso che emerge dal mare, con la pinna dorsale che svetta il tempo giusto per riflettere il lampo di un raggio di sole riflesso sulla pelle bagnata. Balene, delfini, zifi, globicefali, capodogli, raramente orche: i cetacei che abitano nel nostro mare. Mammiferi, creature evolute, straordinarie, dalle forme così perfette, eppure… così fragili, esposti all’aggressione antropica, non più al sicuro, anche se nel proprio ambiente, anche se signori, all’interno del loro mondo.
Così, è nata TRITON, con l’obiettivo di proteggere i cetacei che popolano il Mediterraneo.
Rotta verso il mare aperto, dunque, occhi attenti a scoprire ogni piccolo indizio di forme di vita sempre sorprendenti. Ma quanto frustrante è stato quell’esordio! Quanto è difficile scorgere per un attimo i nostri beniamini, e poi, vederli definitivamente sparire tra i flutti. Fino al successivo avvistamento.
Sono mammiferi, è vero. Come noi hanno i polmoni, come noi, hanno bisogno di respirare, dunque, di lacerare la superficie del mare gettare in uno sbuffo l’aria ormai povera di ossigeno, e riempirsi di nuovo. Per poi sparire ancora. Perché la loro vita è la sotto. Perché alcune specie sono capaci di scendere per migliaia di metri, altri di cercare banchi fitti di plancton. Altri ancora, divorano tonnellate di calamari. Tutto avviene sott’acqua. In un universo, che oggi l’Umanità conosce meno della superficie della luna.
C’è qualcuno, nel nostro equipaggio, che ha per tanti anni navigatori con la Calypso di Jaques Yves Cousteau. Il Comandante amava il mare, sognava di proteggerlo, ma sempre diceva: “ La gente, protegge quello che ama, ma non si può amare quello che non si conosce! “ . Noi abbiamo fatto nostro questo messaggio, semplice, essenziale, eppure ineluttabile. E abbiamo deciso che la nostra strada per aiutare i Cetacei, è quella di imparare a conoscerli.